A FONDO

drammaturgia Niccolò Matcovich e Laura Nardinocchi
 regia Laura Nardinocchi
con Antonio De Stefano, Ilaria Giorgi, Claudia Guidi
scene Marco Guarrera e Claudio Petrucci
sound design Dario Costa
light design Marco Guarrera
produzione Florian Metateatro – Rueda Teatro – Theatron Produzioni – Teatro Di Sacco

NOTE DI REGIA

Sale.
Sale tutta.
Sale proprio dalla terra.
Non si ferma.
Arriva ovunque.
È dappertutto.
Sale fino al ginocchio.
Riempie tutto.
È tutto allagato.
Stiamo annegando?

A fondo è un progetto di scrittura scenica incentrato sul tema della resa.
C’è un’ acqua che sale, un’ acqua che penetra, domina, altera, che arriva a sommergere tutto senza lasciare via di scampo.
Gli individui si trovano a lottare, a convivere e infine ad arrendersi davanti a questa condizione esterna che, allo stesso tempo, modifica il loro stato interiore e il loro modo di rapportarsi a se stessi e agli altri. 

È meglio fare di tutto per restare a galla o avere il coraggio di andare a fondo?

A fondo è un percorso dalla massa al singolo, dalla frenesia al silenzio, dalla lotta sfrenata alla condizione di resa assoluta.
Lo spettacolo si struttura in quattro parti:

QUADRO I

Nel primo quadro ci si concentra sul rapporto dell’individuo con gli altri, con il resto della società. Nel vendere, nel vendersi e nello svendersi, vengono fuori le diverse posizioni rispetto a come ognuno affronta la problematica di quest’acqua che sale, che arriva fino al ginocchio: c’è chi analizza in modo concreto la situazione, chi cerca di trarne profitto e chi invece si illude che tutto possa finire e tornare alla normalità. 

QUADRO II

In questa parte si esplora la relazione a due, ovvero il rapporto dell’individuo con l’altro, nello specifico con un membro della sua stessa famiglia – figlia/madre, padre/figlio, marito/moglie. L’acqua gli impedisce di uscire, sono chiusi in casa, e ancora di più si trovano quindi a scontrarsi con l’altro e con i loro sentimenti ed esigenze, che lasciano intravedere senza mai riuscire a comunicarle realmente all’altra persona. L’acqua arriva anche a penetrare nelle case, generando macchie d’umidità.

QUADRO III

Qui si indaga il rapporto dell’individuo con se stesso. Si è soli, non si può uscire, l’acqua inizia ad entrare in casa, a bagnare i mobili, i pavimenti. I ruoli provano a lottare contro la propria solitudine, cercano il proprio modo per colmare questo forte senso di vuoto, senza però riuscirci; alla fine cedono, ammettono con se stessi quelle che sono le loro paure, le loro fragilità, davanti a quest’ acqua che li sta per sommergere.

QUADRO IV

Alla fine l’individuo arriva a rapportarsi alla morte: l’acqua diventa metafora di quest’ultima, sommerge tutto, senza lasciare via di scampo. I ruoli si relazionano alla morte, dialogano con essa, la accettano, vanno consapevolmente verso di lei. Cedono all’inevitabile, accettando la resa.

Nei passaggi fra i quadri, la relazione fra attori, scena e suono aiuta lo spettatore ad uscire da un quadro per entrare, poi, fluidamente nel successivo.

La scena è composta da tre telai in ferro ad ognuno dei quali sono fissati tre ami; nei passaggi gli attori spostano i telai generando ambienti differenti e fanno scendere e salire gli ami grazie ad un sistema carrucolare. A tali ami gli attori appendono i loro vestiti: abbandonano uno strato, si sfilano un ruolo per passare a quello del quadro successivo. Nel finale sono invece gli attori ad appendersi agli ami per andare verso la morte; qui finalmente l’acqua, tanto nominata ed evocata per tutto lo spettacolo, compare.