COSTRUENDO ARTURO

Conduttori: Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich
Ore di lavoro: 8
Destinatari: non professionisti dai 12 anni in su

Il lavoro su Arturo è coinciso con il momento in cui il mondo si fermava e, soprattutto durante il lockdown, le relazioni e il rapporto con le proprie emozioni venivano relegati agli strumenti virtuali. Il processo creativo ci ha dato la possibilità di mantenere un contatto emotivo con il reale, portandoci a condividere esperienze, ricordi, testimonianze, oggetti dei nostri padri, senza paura o inibizione nei confronti del dolore e della sua esternazione.

Grazie a un confronto costante, siamo arrivati a delineare la struttura drammaturgica: dodici scene che si susseguono in maniera casuale e imprevedibile, ognuna delle quali aggiunge un tassello al “puzzle della memoria” che vogliamo ricostruire in relazione ai nostri padri. Abbiamo poi guardato la struttura dall’esterno, ne siamo usciti fuori, e ci siamo chiesti come sarebbe se fosse riempita di altri corpi, altre voci, altre vite.

Da qui la proposta per una giornata di incontro (in caso di necessità, si può pensare di dividerla in due diverse) che abbia come perno il rapporto con la figura paterna.

Il programma prevede:

  • Un breve tempo di conoscenza e di giochi teatrali per la creazione del gruppo.

  • Un dialogo con i partecipanti intorno al processo creativo di Arturo: come è nato; perché ne abbiamo sentito la necessità; perché la scelta di essere noi stessi in scena; come si è sviluppata la drammaturgia; quali sono state le tappe del lavoro in sala.

  • Il cuore dell’incontro: i partecipanti saranno invitati ad esplorare la struttura scenica in prima persona, attraversando uno o più quadri ciascuno e attenendosi ai titoli proposti e alle regole del gioco che suggeriremo noi, di cui la più importante sarà di confrontarsi con il reale, senza menzogna. Non escludiamo la possibilità di rompere la struttura originale, ad esempio facendo esplorare uno dei dodici quadri ad una singola persona o, al contrario, a un gruppo più ampio. Sarà interessante vedere come cambia l’approccio al lavoro a seconda di chi lo attraverserà: chi è padre, chi è figlio, chi il padre lo ha ancora, chi non lo ha mai avuto, chi non lo ha più.